La storia dell’Autobianchi Y10 è legata a quella del marchio Autobianchi, nato nel 1955 come joint venture tra Fiat, Bianchi e Pirelli, e scomparso nel 1995 dopo aver prodotto quasi 1,2 milioni di vetture. Tra queste, la Y10 è stata l’ultima e la più famosa, una piccola utilitaria che ha saputo conquistare il pubblico con il suo stile innovativo e le sue prestazioni brillanti.
La Y10 è stata presentata al Salone di Ginevra del 1985 come erede della Autobianchi A112, e si distingueva per la sua linea originale, caratterizzata da un taglio verticale del portellone posteriore, che rimaneva sempre nero a contrasto con il colore della carrozzeria. La Y10 era basata sulla piattaforma della Fiat Panda, ma offriva una qualità superiore e una gamma di motori tutti a quattro cilindri raffreddati ad acqua, con cambio a cinque marce.
Tra le varie versioni della Y10, una delle più ricercate dagli appassionati è la Mya, introdotta nel 1989 con il restyling della seconda serie. La Mya era una versione di lusso, che si distingueva per gli interni in pelle firmati Poltrona Frau, il tetto apribile in cristallo, i cerchi in lega da 13 pollici e i fari alogeni. Il motore era il Fire 1000 da 45 CV, che garantiva una velocità massima di 145 km/h e un consumo medio di 6 litri ogni 100 km.
La Mya era disponibile in quattro colori: bianco, rosso, blu e grigio metallizzato. Il prezzo di listino era di circa 14 milioni di lire, un valore elevato per l’epoca, ma giustificato dal livello di comfort e raffinatezza offerto da questa piccola chicca degli anni ’80.
La produzione della Mya terminò nel 1992, insieme a quella della terza serie della Y10. Oggi, trovare una Mya in buone condizioni è un’impresa difficile, ma non impossibile.
Per chi ama le auto d’epoca, la Mya rappresenta un pezzo da collezione, un simbolo di eleganza e personalità.